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di Antonio Seddaiu

COS’È LA BELLEZZA ?

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COS’È LA BELLEZZA ?

“La bellezza è verità, la verità bellezza” ha scritto John Keats, mentre Anatole France credeva che la bellezza fosse “più profonda della stessa verità”.

Altri sono più concreti. “Le persone dicono: "Dottore, mi faccia bella” rivela un chirurgo plastico. “Quello che chiedono sono zigomi alti e una mascella più forte”. La scienza esamina la bellezza e la definisce una strategia. “La bellezza è salute”, mi dice uno psicologo. “È un pannello per affissioni che dice ‘sono sano e fertile. Posso trasmettere i tuoi geni’.

 

Per bene che vada, la bellezza esalta. Dal guerriero Txikão del Brasile dipinto a macchie come un giaguaro fino a Madonna col suo reggiseno metallico, l’umanità si crogiola nella possibilità di mutare la sua pelle in un essere più potente, più romantico o più sexy.

Per male che vada, la bellezza discrimina. Gli studi sociologici suggeriscono che giudichiamo un libro dalla copertina. Ci rassicuriamo con i clichés. La bellezza non è tutto. Non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace. È bello fuori ciò che è bello dentro. La ricerca della bellezza attraversa i secoli e i continenti. Un rilievo nella tomba del nobile egizio Ptahhotep, vissuto attorno al 2.400 a. C., lo mostra mentre è intento a farsi fare un pedicure. Cleopatra usava il kohl, un eyeliner fatto di minerali ridotti in polvere. L’amore per l’apparenza dominava tra l'aristocrazia del XVIII secolo.

Montesquieu, il celebre saggista francese, scrisse: “non vi è nulla di più serio di come ci si comporta al mattino quando Madame è sul punto di far toeletta”. Ma Monsieur, con la sua parrucca di riccioli a cascata, guanti profumati e belletto, era altrettanto narcisista. “Hanno i loro colori per il trucco, toilette, piumini da cipria, pomate, profumi”, notava una signora di mondo “e tutto ciò li tiene occupati quanto, se non più di noi”. La ricerca della bellezza poteva essere macabra.

Per enfatizzare il loro sangue nobile, le donne alla corte di Luigi XVI si disegnavano vene blu sul collo e sulle spalle. La ricerca della bellezza può essere mortale. Il fard vermiglio usato nel XVIII sec. era prodotto con un composto di zolfo e mercurio. Gli uomini e le donne lo usavano a costo di esporsi al pericolo di perdere i denti e di procurarsi un’infiammazione gengivale.

Si ammalavano, a volte morivano, per il piombo contenuto nella polvere bianca di cui si cospargevano il volto. Nel XIX secolo le donne portavano fanoni di balena e corsetti di acciaio – lontani precursori del busto Playtex – che rendevano loro difficile respirare. La ricerca della bellezza è costosa. Negli Stati Uniti si spendono oltre sei miliardi di dollari in profumi e altri sei in make-up.

Nella smania di perdere peso, sono stati spesi 20 miliardi in prodotti dietetici e servizi vari – oltre ai miliardi spesi per gli abbonamenti ai centri fitness e per la chirurgia estetica. Nonostante i costi, la ricerca della bellezza la vince, in un’ossessione che una volta era esemplificata dalla predilezione delle donne eschimesi Copper per un genere di stivali che lasciava passare la neve ma attraeva gli uomini a causa della andatura dondolante che conferiva a chi li portava – una dichiarazione di fascino non dissimile da quella dell’antico costume cinese di fasciare i piedi o dei tacchi alti del XX secolo. Il pensiero assorbito nella bellezza può costituire un sintomo nevrotico, ma c’è tuttavia qualcosa di sano nel prestare attenzione al nostro aspetto e ai nostri sentimenti.

Un giorno, a inizio primavera, sono andata in una Spa, era stato un inverno difficile, e avevo bisogno di un po’ di riposo. Sono sprofondata in una sedia imbottita color sabbia, ho fissato le pareti dipinte e mi sono messa a ridere mentre ho infilato, con una sensazione di benessere, i piedi in una bacinella di latte caldo. La bellezza può anche essere puro piacere auto-indulgente o anche divertimento bell’e buono, è meglio non dimenticarlo. “Le persone fanno presto a dire che la bellezza è inconsistente”, dice Anne Marie Gardner, direttore della sezione bellezza della rivista W. “Hanno paura. Dicono: ‘è priva di sostanza’. Quello di cui molti non si rendono conto è che è divertente reinventarsi, finché non lo si prende troppo sul serio. Pensate agli uomini delle tribù della Nuova Guinea dipinti e ornati di piume. È mistico. È una trasformazione. È quello che facciamo anche noi quando andiamo in un salone di bellezza. Ci trasformiamo.”